Miei cari lettori e lettrici, come promesso non ho aspettato tanto per pubblicare un nuovo post, è che quando mi concentro a pensare certe cose mi viene subito voglia di condividerle con qualcuno. Lo ammetto, questa volta non è gossip girl che mi ha ispirata, anche se devo svelarvi un segreto: lo sto riguardando su La5 dalla prima serie. Che ci volete fare, quando una è fanatica. Comunque torniamo a noi. L''ispirazione mi è stata data guardando questa mini serie dedicata al grande colonnello Ultimo, interpretato dal meraviglioso e bravissimo Raoul Bova. Premetto che a questo grande attore spetta almeno un 10 non solo come interpretazione ma per come è riuscito ad entrare talmente bene nella parte da farmi quasi credere di assistere ad una scena che sembrava accadere nello stesso istante in cui guardavo. Come se fosse davvero lui Ultimo. Detto questo, il sottotitolo "l'occhio del falco" non indica solo la costante presenza del falco nel telefilm che, come avrete visto, è spesso d'aiuto, ma anche la profonda stima e solidarietà che Ultimo provava nei confronti di Giovanni Falcone, altro grande uomo ucciso dalla mafia. Oltre ad essere stato seguito da milioni di telespettatori non dobbiamo dimenticare che tutto il telefilm è stato tratto dalla vera storia del mitico colonnello che il 15 gennaio 1993 mise materialmente le manette a Totò Riina. Per questo in questo post vorrei parlarvi brevemente di lui, Sergio de Caprio, augurandomi di non annoiarvi con un argomento così serio che reputo importantissimo. La mafia non è stata ancora distrutta, ma se il problema è stato rilevato come tale è grazie a uomini come Ultimo, Falcone e Borsellino, uomini che hanno sacrificato tutto per difendere il loro paese, gli ultimi due nominati anche la loro stessa vita. Sergio de Caprio, in codice Ultimo, è nato nel 1963 ed è tuttora un carabiniere italiano. Dopo aver vinto il concorso entra a far parte del Raggruppamento operativo speciale chiamato Ros, e qui fonda il Crimor ( Unità militare combattente), scegliendo nella sua squadra carabinieri che non avevano una particolare importanza e che erano quindi poco considerati. Come già detto, è famoso per aver messo le manette nel 1993 a Toto Riina, grande boss della mafia tuttora in vita e recluso nel carcere di Milano. Indagato per contratti con la mafia a causa del ritardo nella perquisizione del covo, Ultimo fu prosciolto insieme al colonnello Mario Mori in quanto il fatto non costituiva reato. Nel 2009 gli è stata tolta la scorta che ha potuto riavere solo nel 2010 e che rimarrà a vita in quanto la mafia è sempre in allerta. Nel 2000 chiese il trasferimento ed entrò a far parte del "Comando carabinieri per la tutela dell'ambiente", un incarico che riveste ancora oggi. A Roma, insieme proprio a Raoul Bova, ha aperto una casa famiglia che porta il suo nome per ospitare tutti i ragazzi disagiati o figli di famiglie segnate dal crimine. Voglio riportarvi una citazione di questo grande uomo che ho trovato sul web e che mi è piaciuta tanto. Credo faccia riflettere.
« Mi sono chiamato ultimo quando ho capito che tutti volevano essere primi, volevano fare bella figura, volevano vincere, volevano farsi belli con i capi, volevano fare carriera con la K, e siccome a me non me ne frega proprio niente, dico a me ma anche a tanti altri carabinieri, il nostro onore e la nostra gloria maggiore è lavorare per la gente povera e basta, e nel momento in cui lo facciamo perché vogliamo qualcosa in cambio siamo porci traditori. Mio padre comandava la stazione dei Carabinieri in un piccolissimo paese della Toscana... la domenica ci portava me, mia sorella e mia mamma, in un podere vicino in campagna, dove passavamo il tempo con una famiglia che aveva una figlia sordo-muta, e io non capivo che in quel momento quella era la legalità, e non capivo perché lui ci portava lì, e poi l'ho capito, ci portava lì perché era quella l'umanità per cui valeva la pena combattere, la bandiera, LA PATRIA. E tu poi per quella gente combatti, perché non hai più limiti, ti identifichi in loro, quindi diventi carabiniere perché vuoi difendere quella gente lì. Porto il guanto dei mendicanti, dei lavavetri che sono nostri fratelli, e così non mi dimentico di essere anche io mendicante, l'ingiustizia che fanno quando umiliano i "vu cumbrà" o il lavavetri al semaforo, umiliano anche te e me e dunque non deve accadere, la devi vivere come un'ingiustizia fatta a te, ecco allora sei un carabiniere, se no sei un professionista mercenario, la lotta è del popolo e deve rimanere al popolo...»
Con questo voglio salutarvi e augurarvi una serena
notte.
Xo xo, Lady M.

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