sabato 26 gennaio 2013

4° CAPITOLO: PENELOPE, LA RAGAZZA DAL VOLTO RIGATO DI LACRIME

NB: TROVATE I CAPITOLI PRECEDENTI NELL'ALBUM "POST 2012"


“Come l’ultima foglia verde sugli alberi in autunno”

Era un giorno di fine settembre e tutte le strade erano in fiamme. 
Per Matthew facevano un effetto strano … dove viveva prima, gli alberi erano quasi sempre verdi, e successivamente marroni, quando perdevano le foglie.
Lì, però, gli alberi si trasformavano completamente: oro, ruggine e rosso scarlatto e verde sbiadito.  Gli piacevano un sacco. Il suo senso di sicurezza era strettamente ancorato alla bellezza di ciò che vedeva, senza soffermarsi troppo sui dettagli. Se quello spettacolo, da una parte, lo attirava enormemente, dall’altra, però, lo inquietava parecchio.  
Quelle foglie, così moribonde, sembravano anche cavarsela abbastanza bene! Improvvisamente gli cadde lo sguardo su un tronco, apparentemente non troppo anziano, che aveva un’unica fogliolina verde che sventolava sulla cima, desiderosa di cadere ed essere come tutte le altre, non accorgendosi della sua posizione. Come, d’altronde, proprio lui. 
Le foglie d’autunno, tuttavia, sono come i ricordi nella vita. Qualcosa che si è concluso e che va a far parte del passato. Le foglie lasciano un ricordo, un’emozione che non si può far rivivere. E Matthew disprezzava con tutte le forze i ricordi e il passato. Era un disprezzo inveterato e represso, ma allo stesso tempo impossibile da ignorare.
Se c’era qualcosa che lo rasserenava, era che i ricordi, come le foglie autunnali, lasciano il posto a quello che deve ancora nascere, come è giusto che sia.
Camminava quel pomeriggio accanto a Penelope, intento a mostrarle la via verso la sua umile dimora.
La brezza di fine settembre soffiava lentamente, portando quel poco di frescura  di cui si necessitava tanto nei mesi estivi ormai passati. Il venticello si muoveva così soavemente e leggermente, che sembrava accarezzare i due ragazzi che camminavano a passo non tanto veloce.
Stavano chiacchierando, appunto, della bellezza dell’autunno, ma anche della malinconia che esso è capace di portare.

-         Ecco, questa è la mia nuova casa. – disse Matthew con un certo entusiasmo, fermandosi davanti a un edificio di abbastanza grande.
Penelope, che non aveva badato alla strada che stavano percorrendo, alzando lo sguardo, sorrise.
-         Io abito in fondo. – esclamò.
Il suo nuovo amico, il quale non si era ancora abituato al suo modo di essere così taciturno, impiegò un po’ di tempo a comprendere ciò che la ragazza era intenzionata a spiegargli.
-         La casa bianca in fondo. Quella vicina alla gialla.- continuò, indicandogli l’abitazione con l’indice della mano sinistra.
-         Caspita, potrebbe essere il segno del destino questo!-
Penelope non reagì. Era già in ritardo: suo padre sarebbe potuto tornare a casa da un momento all’altro e vedendola chiacchierare tranquillamente con un ragazzo, avrebbe potuto fraintendere e lei sarebbe finita in brutti guai. Non poteva nemmeno immaginare cosa le avrebbe fatto.
Un padre qualsiasi, al massimo, l’avrebbe presa un po’ in giro, ma Stephen non era un tipico genitore. Anzi no, lui non era proprio un padre, tantomeno una persona normale: lui era una bestia, che amava veder soffrire le persone che, in una certa maniera, tenevano a lui.
Lui era l’inizio e la fine della tragedia.
Così, facendo un cenno, la ragazza si allontanò a passo determinato, mentre il suo nuovo amico le faceva il segno di saluto con la mano.


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