“Come l’ultima foglia verde sugli alberi in
autunno”
Era un giorno di
fine settembre e tutte le strade erano in fiamme.
Per Matthew facevano un effetto strano … dove viveva prima, gli alberi erano
quasi sempre verdi, e successivamente marroni, quando perdevano le foglie.
Lì, però, gli alberi si trasformavano completamente: oro, ruggine e rosso
scarlatto e verde sbiadito. Gli
piacevano un sacco. Il suo senso di sicurezza era strettamente ancorato alla
bellezza di ciò che vedeva, senza soffermarsi troppo sui dettagli. Se quello
spettacolo, da una parte, lo attirava enormemente, dall’altra, però, lo
inquietava parecchio.
Quelle foglie, così moribonde, sembravano anche cavarsela abbastanza bene!
Improvvisamente gli cadde lo sguardo su un tronco, apparentemente non troppo
anziano, che aveva un’unica fogliolina verde che sventolava sulla cima,
desiderosa di cadere ed essere come tutte le altre, non accorgendosi della sua
posizione. Come, d’altronde, proprio lui.
Le foglie d’autunno, tuttavia, sono come i ricordi nella vita. Qualcosa che si
è concluso e che va a far parte del passato. Le foglie lasciano un ricordo,
un’emozione che non si può far rivivere. E Matthew disprezzava con tutte le
forze i ricordi e il passato. Era un disprezzo inveterato e represso, ma allo stesso
tempo impossibile da ignorare.
Se c’era qualcosa che lo rasserenava, era che i ricordi, come le foglie
autunnali, lasciano il posto a quello che deve ancora nascere, come è giusto
che sia.
Camminava quel pomeriggio accanto a Penelope, intento a mostrarle la via verso
la sua umile dimora.
La brezza di fine settembre soffiava lentamente, portando quel poco di
frescura di cui si necessitava tanto nei
mesi estivi ormai passati. Il venticello si muoveva così soavemente e
leggermente, che sembrava accarezzare i due ragazzi che camminavano a passo non
tanto veloce.
Stavano chiacchierando, appunto, della bellezza dell’autunno, ma anche della
malinconia che esso è capace di portare.
-
Ecco,
questa è la mia nuova casa. – disse Matthew con un certo entusiasmo, fermandosi
davanti a un edificio di abbastanza grande.
Penelope,
che non aveva badato alla strada che stavano percorrendo, alzando lo sguardo,
sorrise.
-
Io
abito in fondo. – esclamò.
Il
suo nuovo amico, il quale non si era ancora abituato al suo modo di essere così
taciturno, impiegò un po’ di tempo a comprendere ciò che la ragazza era
intenzionata a spiegargli.
-
La
casa bianca in fondo. Quella vicina alla gialla.- continuò, indicandogli l’abitazione
con l’indice della mano sinistra.
-
Caspita,
potrebbe essere il segno del destino questo!-
Penelope
non reagì. Era già in ritardo: suo padre sarebbe potuto tornare a casa da un
momento all’altro e vedendola chiacchierare tranquillamente con un ragazzo,
avrebbe potuto fraintendere e lei sarebbe finita in brutti guai. Non poteva
nemmeno immaginare cosa le avrebbe fatto.
Un
padre qualsiasi, al massimo, l’avrebbe presa un po’ in giro, ma Stephen non era
un tipico genitore. Anzi no, lui non era proprio un padre, tantomeno una
persona normale: lui era una bestia, che amava veder soffrire le persone che,
in una certa maniera, tenevano a lui.
Lui
era l’inizio e la fine della tragedia.
Così,
facendo un cenno, la ragazza si allontanò a passo determinato, mentre il suo
nuovo amico le faceva il segno di saluto con la mano.
























